Le parole di Valls La Francia vuole combattere l’islamofascismo La Francia è stata la prima nazione in Europa, nel 1789 a riconoscere gli stessi diritti di cui godeva ogni cittadino agli ebrei e pure, quasi centocinquant’anni dopo, la Francia stato il Paese che inviò il maggior numero di ebrei nei campi di concentramento nazisti e allo sterminio. Se la responsabilità delle autorità francesi nell’Olocausto sono state avvertite moralmente dopo la liberazione, fa piacere ascoltare il presidente Holland dire che ora “gli ebrei sono a casa loro in Francia”, mentre semmai sono gli antisemiti a non dover avere posto nella Repubblica. E pure si deve comprendere una qualche sorta di timore per quello che può riservare un futuro ad un popolo che viene colpito sempre più di frequente negli appartenenti alla sua comunità. Non meno apprezzabili le parole del premier Valls rivolte agli ebrei:”la Francia non vuole che partiate”, perché la Francia è ferita con loro e il primo ministro ha ribadito ancora una volta i sentimenti di amore, di sostegno e di solidarietà, agli ebrei. Siamo in bilico fra una coesione politica sicuramente sincera e una forma retorica quasi inevitabile. Lo stesso Valls ne sarà consapevole che quando i fatti non sostengono le intenzioni, le sole parole a conforto non bastano. Allora si cerca di aumentarne il peso, fino a rischiare l’artificio dialettico. Tuttavia il primo ministro francese ha saputo trovare un’espressione notevole. Egli ha detto che “l’unità deve essere la nostra forza per combattere l’islamofascismo”. Definizione questa che il premier francese non aveva mai utilizzata e non sapremmo dire se si può considerare di voga in determinati ambienti politici. Un fascismo islamico storicamente è esistito, nel senso che vi erano autorità religiose dell’Islam vicini alle politiche fasciste e persino Mussolini nel 1943, in una tirata contro la Chiesa cattolica, volle ricordare che l’islamismo aveva ottenuto effetti eguali se non maggiori della cristianità. Ma un nesso fra Islam e fascismo, o per lo meno una congiunzione fra radici comunque molto diverse, andrebbe motivata e spiegata teoricamente. Ad esempio, Valls crede che vi sia una qualche possibilità di identificare “l’islamofascismo” in un soggetto politico religioso esistente? E’ l’Is tacciabile di “islamofascismo”, o più genericamente possiamo rintracciare altre organizzazioni e altri gruppi che non si restringono ai soli sostenitori dello stato islamico?, o ancora, lo Stato islamico, è soggetto alla definizione o al sospetto di rappresentare una forma di fascismo? La questione è di interesse pratico politico, perché ad esempio se si ritenesse “islamofascista” Hamas, non solo l’Is, ecco che occorrerebbe supportare ed affiancare Israele quando combatte a Gaza ed aspettare a votare ordini del giorno sul riconoscimento della Palestina, almeno fino quando Hamas non venisse sconfitta. Roma, 24 febbraio 2015 |